domenica 30 settembre 2012

PIOGGIA SCONGIURATA, CAMMINATA ASSICURATA

PARTENZA TAVERNA LE GANZOLE




PRIMO PUNTO DI RISTORO









PASSEGGIATA TRA I CALANCHI


II PUNTO DI RISTORO


L'antica fontana trasformata negli anni in abbeveratoio per gli animali selvatici



TERZO E ULTIMO PUNTO DI RISTORO


LA VITE DEL FANTINI


STEFANO GALLI racconta la storia della vite ultracentenaria

MAURIZIA LAZZARINI,  responsabile del Museo di Arti e Mestieri di Pianoro

STEFANO GALLI (di spalle) si prende cura del vitigno


FOTO DI GRUPPO FINALE

Foto di Patrizia Stellino (per vedere le foto in sequenza ingrandite clikka sulla foto)
Per saperne di più sulle attività del Museo di Arti e Mestieri di Pianoro e sulla vite
http://www.museodiartiemestieri.it

mercoledì 19 settembre 2012

DOMENICA 30 SETTEMBRE : CAMMINATA ALLA VITE ULTRACENTENARIA DETTA "DEL FANTINI"

                                               PROGRAMMA DELLA CAMMINATA
                                               
                          *********clikka sul volantino per ingrandire il testo**********
                                 
                                  UNA VITE DI 300 ANNI?


 La sezione di Pianoro della Lipu è a conoscenza di una vite ultracentenaria già da diverso tempo su segnalazione avuta da alcuni conoscenti.  Il nostro concittadino Luigi Fantini al quale il Comune ha dedicato una via nelle nuove costruzioni del Gualando aveva fotografato una vite di uva nera definendola “ultracentenaria, da considerarsi forse la più antica dell’appennino bolognese”.  Tale foto si trova nei meravigliosi volumi sugli antichi edifici della montagna bolognese nei quali Fantini ha fermato immagini di case e patrimoni della nostra cultura che ora per ristrutturazioni, crolli o modifiche non sono più così.  Anche per quanto riguarda la nostra vite la situazione non è delle migliori: nella foto era sorretta da un olmo anche esso centenario che ora non esiste più, in seguito era stato predisposto un pergolato per lo sviluppo dei tralci mentre attualmente è in uno stato di abbandono totale completamente sommersa dai rovi e parzialmente ricoperta da una collinetta di terra di riporto che qualcuno le ha addossato ormai da diversi anni. 
 Così armato di buona pazienza e olio di gomito assieme a qualche amico mi sono messo a decespugliare le razze ed ho ridato luce a quello che secondo il mio avviso è un vero e proprio monumento per il nostro comune.  Infatti la vite si trova in comune di Pianoro, località Terzanello in una valle impervia fra Pianoro, Sasso Marconi e Badolo.  Ma analizziamo un attimo la pianta:  il tronco si erge verticalmente dall’apice della collinetta per circa 65 centimetri per poi piegarsi su se stesso e continuare orizzontalmente per circa un metro e mezzo dopo di che si sviluppano i tralci che in certi punti superano abbondantemente i 10 metri di lunghezza.  Nel tratto orizzontale la vite si riappoggia al terreno e questo è positivo perché impedisce una eventuale rottura dovuta ad un possibile sbilanciamento per eccessivo carico in caso di neve, inoltre nel punto in cui tocca la terra sta cominciando a radicare.  La circonferenza della pianta alla base è di 72 centimetri che si riduce a 55 nel tratto orizzontale e a 41 nel tratto che riparte dal suolo.  Se teniamo presente che il tronco è in gran parte marcio, secco o addirittura vuoto e mancante possiamo capire che le dimensioni della nostra amica quando era in salute dovevano essere ben maggiori.
  Sul fatto che abbia o no 3-400 anni non saprei come fare a stabilirlo con esattezza, certo è che le persone che abitano nelle sue vicinanze da me contattate la chiamano la vite o il vitone del ‘600.  Dopo aver chiesto autorizzazione al proprietario dei terreni e alla persona che attualmente li lavora, attraverso alcune conoscenze ho parlato a privati produttori di vino, enti pubblici come ad esempio l’ufficio Ambiente del Comune di Pianoro, ho parlato con redattori delle riviste della nostra vallata per vedere se si riusciva a smuovere interesse attorno alla questione, ma devo dire con scarso risultato.  Un po’ depresso mi sono deciso a prendere il toro per le corna: e dopo aver chiesto l’opinione di un botanico sono riuscito a ricevere il supporto del servizio fitosanitario dell’Assessorato Agricoltura e Ambiente regionale per cercare di arginare il problema delle migliaia di formiche che infestano la parte bassa del tronco.  Certo è una grossa responsabilità in quanto la pianta in parte secca ed in parte marcia sembra essere alquanto agonizzante e magari se passeremo un inverno molto freddo potrebbe anche decidere di lasciare questa valle di lacrime.  Un vero peccato, non sappiamo neanche che tipo di uva sia, magari il famoso “Nigartein” che i nostri nonni coltivavano prima della guerra e che al giorno d’oggi è praticamente sparito.  In attesa che qualche ente si prenda a cuore questo patrimonio oltre al salvataggio della vite spero di riuscire anche a propagare il vitigno piantando nuove viti nel mio giardino e dando tralci a Ori Umberto nostro concittadino pianorese iscritto ad un’associazione di seed saver che si occupa della salvaguardia di sementi antiche in via di estinzione.  Certo che è ben buffo in un epoca dove tutti parlando di tradizioni e cultura contadina che non si trovi un enologo o un podere che gestisca la vite magari facendo di questa uva veramente autoctona un cavallo di battaglia: potrebbe essere il vero vino pianorese ora che siamo pieni di vitigni francesi magari avrebbe anche un certo risvolto economico.
testo di STEFANO GALLI

lunedì 17 settembre 2012

In Abbazia a Monteveglio

Nel pomeriggio siamo saliti all' antica Abbazia di Monteveglio già sede, a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, della comunità monastica fondata da Don Giuseppe Dossetti. Un frate della Congregazione dei Fratelli di San Francesco ci ha fatto scoprire la chiesa matildica, fondata nel 1092,  dedicata a Santa Maria Assunta. Siamo stati accompagnati in un piccolo viaggio d'arte e di cultura, ma anche spirituale. Abbiamo visitato la Sacrestia che contiene dei piccoli gioielli d'arte, l’antico chiostro romanico dell’XI secolo e un chiostro del XV secolo. Nel chiostro che si affaccia sul panorama collinare vi è un ulivo antico 500 anni. Il convento è utilizzato come Casa di Esercizi Spirituali e sede dei Capitoli Generali,  attualmente vi risiede il Noviziato deella Congregazione dei Fratelli di San Francesco. 
l'ingresso del borgo, anche questo abitato da privati cittadini

Sandro Sghinolfi, Auser di Monteveglio, introduce la visita al Convento


Abbazia di Monteveglio





Guida d'eccezione un Frate della Congregazione Francescana




La statua dedicata a S.Maria Assunta, protettrice di Monteveglio







In Sacrestia








verso le celle del Convento



Visita ai chiostri, il maggiore, realizzato nel Quattrocento, presenta un loggiato superiore che dava l’accesso alle celle dei canonici. Nel porticato inferiore sono visibili antiche lapidi dipinte volte a ricordare la storia del monastero.




Gli otto scalini della facciata

una breve pausa prima di continuare, seduta Edgarda Degli Esposti
il chiostro più antico, collocato sul retro
            

l'antico ulivo

Frate Dante, la nostra guida d'eccezione


Antonella Di Pietro e il nostro Frate guida




l'abbraccio dei calanchi

Questa tappa è stata la giusta conclusione di una gita veramente importante, sotto tanti punti di vista. Per saperne di più sulla sua storia 
http://www.comune.monteveglio.bo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=740:abbazia&catid=105:cosa-vedere&Itemid=299
(Foto e post di Antonella Restelli) - Se vuoi vedere l'album fotografico ingrandito clikka sulla I foto.